Adunata Nazionale degli Alpini di Latina
Anche quest’anno, il 10 maggio, 30 camper dell’Associazione Camperisti Marca Trevigiana si sono ritrovati a Latina, in occasione dell’Adunata Nazionale degli Alpini.
La manifestazione suscita sempre un grande entusiasmo e molti di noi partono addirittura una settimana prima; la scusa è buona per un breve giro turistico. Questa volta abbiamo scelto la zona dei monti Lepini . 8 persone in 4 camper si mettono in viaggio accumunate dalla stessa passione di vedere e conoscere luoghi nuovi.
Dopo avere percorso per un buon tratto l’E 4, arriviamo alla nostra prima tappa verso le 16,30: Tivoli. Presso il capiente parcheggio di Villa Adriana, ad attenderci ci sono Loredana e Francesco, 2 nostri amici da Schio (i camper sono ora 5 per un complesso di 10 persone). Il parcheggio chiude alle ore 19, poi si deve uscire.
Abbiamo 2 ore a disposizione e decidiamo di visitare villa Adriana. Si dice che sia la più grande villa mai appartenuta ad un imperatore romano, testimonianza dello straordinario livello di abilità raggiunto dell’architettura romana. Con un perimetro di 3 km, occupava un’area di almeno 120 ettari (parcheggio € 2. Biglietto per visitare la villa € 6,50. Tel.0774.382733-530203).
Terminata la nostra visita a villa Adriana ci trasferiamo nell’area di sosta nei pressi dell’ospedale. Acqua, pozzetto, area illuminata, in fondo a via Empolitana sulle rive dell’Aniene; molto comoda per visitare Tivoli.
Il giorno dopo in mattinata visitiamo villa Gregoriana (apre alle ore 10).
Il parco “Villa Gregoriana”è situato sul lato sinistro della grande cascata dell’Aniene, nei cosiddetti “baratri tiburtini”.
Voluto da papa Gregorio XVI, il parco nacque nel 1835. Dopo anni di chiusura ed abbandono, nel 2002 è stato concesso dallo stato al FAI che ha provveduto al recupero paesaggistico e alla riapertura al pubblico nel maggio 2005. L’intero percorso si svolge su due versanti. Si articola in un saliscendi in mezzo ad un folta vegetazione, tra sentieri scoscesi e boschi fino ad arrivare ai piedi della Grande Cascata (oltre 100 metri di salto) per poi risalire ed uscire presso il tempio di Vesta, risalente al II sec. a. C.
Nel pomeriggio, per via Boselli, ci dirigiamo a visitare Villa D’Este. Fatta erigere nel 1550 dal Cardinale Ippolito D’Este è famosissima per le scenografiche fontane, per i numerosissimi giochi d’acqua che trasportano il visitatore in una reggia d’altri tempi.
A Tivoli ci sarebbe ancora molto da vedere, ma noi siamo paghi delle meraviglie che abbiamo visto e il giorno dopo di buon mattino ci trasferiamo a Palestrina. Parcheggiati i nostri 5 camper in via Madonna dell’Aquila, all’incrocio con viale Pio XII, (custodito durante il giorno,a pagamento).
Costeggiando le ciclopiche mura entriamo per la seicentesca porta del sole, fregiata dallo stemma Barberini. Saliamo una scalinata e siamo in centro città. La prima visita la facciamo al Duomo, dedicato a Sant’Agapito. Da questa piazza, avanzando verso piazza Santa Maria degli Angeli, s’imboccano le vie delle Monache, della Portella e dei Cappuccini.
Attraverso la Porta Santa si arriva in piazza della Cortina. Qui si eleva palazzo Barberini, dove ha trovato sede il Museo Archeologico Prenestino (reperti storici provenienti dalla città e dal suo territorio: da non perdere il Mosaico del Nilo ed il gruppo scultoreo della Triade Capitolina). Ridiscendiamo dalla parte bassa della cittadina percorrendo le gradinate che portano alla chiesa di Sant’Antonio.d’acacia fritti; poi tutti a dormire.
Proseguendo per la scalinata del Carmine si arriva alla chiesa di San Martino e alla casa del musicista Pierluigi da Palestrina (1525-1594 )il più importante compositore del Rinascimento e uno dei massimi della storia).
Lasciamo Palestrina e dopo aver passato Valmontone e Collefero ci fermiamo a visitare Segni. Intanto il tempo si è messo al brutto, minaccia pioggia.
Nel parcheggio piccolino presso la chiesetta, all’ingresso del paese, riusciamo a starci tutti e cinque. Segni ha due millenni di storia ed è alle porte di Roma. È ricca di monumenti che testimoniano le sue antiche origini. Notevoli sono i resti delle mura (sec. VI a. C.) ben conservate nelle quali si aprono alcune porte (tra cui Porta Saracena).
La nostra visita inizia dalla Cattedrale di Maria Assunta, XVII sec. in stile barocco. Proseguiamo verso la cisterna romana, grande bacino per la raccolta e la conservazione di acqua piovana II sec. a.C. in mattoni di tufo cementati con l’ “Opus Signinum” (tipo particolare di calce, caratteristica del luogo, famosa nel tempo antico perché molto resistente ed impermeabile all’acqua).
Scendiamo verso Porta San Pietro. Si arriva alla chiesa di San Pietro, si prosegue lungo le mura verso Porta Foca e verso la chiesa di Santo Stefano. Da qui si raggiunge il Ponte Scarabeo, un arco costruito con pezzi di tufo legati con malta che poggia su due pilastri quadrati. Lasciamo anche Segni.
Intanto la temuta pioggia è arrivata. Sulla strada verso Cori prendiamo anche una leggera grandinata. Rinunciamo alla programmata visita a Cori. Proseguiamo per l’Abbazia di Valvisciolo. Arriviamo al bel parcheggio (illuminato, acqua, ma nientescarico) di Valvisciolo con il sole.
L’Abbazia di Valvisciolo, edificata in rigoroso stile romanico-cistercense è uno dei massimi capolavori del genere della provincia dopo l’Abbazia di Fossanova. La tradizione vuole che questa abbazia sia stata fondata nel VIII secolo da monaci greci e sia stata occupata e restaurata dai Templari nel XIII secolo.
Quando nel XIV sec. questo ordine venne disciolto subentrarono i Cistercensi. Molte sono le leggende riguardanti questa abbazia. Si narra che nei sotterranei dell’edificio si troverebbe una parte del tesoro dei Templari. C’è chi crede che dentro questa Abbazia sia nascosto il “Sacro Gral”. Quando venne soppresso l’Ordine dei Templari, nell’istante in cui fu mandato al rogo Jacques de Molay, l’ultimo Gran Maestro, nel 1312, tutti gli architravi delle chiese templari si spezzarono. Osservando quella del portale d’ingresso si intravede una crepa che la divide a meta. Sul lato occidentale del chiostro, abbattendo un muro posticcio, sono venute alla luce, sull’intonaco originale, le cinque parole famose: SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS (Il Creatore tiene nelle mani la propria opera).
Le venticinque lettere sono disposte in cinque anelli circolari concentrici, ognuno dei quali diviso in cinque settori, in modo di formare una figura simile ad un bersaglio (le cinque parole possono essere lette, da destra verso sinistra, da sinistra verso destra.). Ritorniamo verso la provinciale, direzione Sermoneta; la nostra prossima tappa è l’Abbazia di Fossanova.
L’Abbazia,in stile gotico-cistercense, è considerata la prima di questo stile in Italia (1187-1206) spoglia di affreschi secondo l’austero “memento mori” dei monaci cistercensi. Nella torre è la stanza dove visse, pregò e meditò san Tommaso d’Aquino negli ultimi anni della sua vita che qui morì.
In una stanza adiacente al chiostro vi è la tomba. Finita la nostra visita, decidiamo di rimanere nell’ampio parcheggio dell’abbazia per la notte. Ad una certa ora siamo gli unici ospiti. Verso le 19 Franco va a recuperare dei fiori d’acacia e Diana prepara la “pastela”. Tutti noi siamo pronti per dare una mano, anzi direi bocca, gustandoci questi fiori
ASermoneta arriviamo abbastanza presto al parcheggio adiacente alle mura di cinta. Sermoneta domina la pianura Pontina ed è uno dei borghi medievali meglio conservati e più significativi del Lazio.
Attraversiamo la cinta muraria del XIV sec. ci troviamo in corso Garibaldi dove si notano alcuni palazzi del XV-XVI-XVII sec., la chiesa di San Giuseppe e poi, giungendo in piazza del popolo, la Cattedrale o Collegiata dell’Assunta. Tornati in piazza raggiungiamo la Loggia dei Mercanti. Superando la seconda cerchia muraria giungiamo al castello Caetani.
Non possiamo entrare perché oggi sono solo le scolaresche che fanno visita. Giungiamo ad un compromesso: facciamo anche noi gli scolari, a questa proposta ci lasciano entrare. Facciamo amicizia con un professore che accompagna la scolaresca di Caserta.
Iniziamo la nostra visita con tanto di guida. Un po’ lunga ma ne vale la pena. Imponente, un ponte levatoio immette nella piazza d’armi, privo di parte degli arredi e degli affreschi che lo adornavano.
Interessanti sono i baluardi, gli alloggiamenti militari, le cisterne, le stalle, le segrete e il cammino di ronda.
L’accordo per visitare il castello vale anche per il pomeriggio. Con la stessa scolaresca raggiungiamo l’Oasi di Ninfa, ed entriamo assieme a loro, anche qui con tanto di guida che “pazientemente” ci spiega i vari tipi di piante presenti.
L’Oasi di Ninfa è uno dei più bei giardini d’Europa, ricco di piante,alberi secolari e resti di una città medievale. La visita dura poco più di un’ora (attenzione :l’Oasi non è aperta tutti i giorni. Bisogna informarsi prima: tel.06.6873056/68803231).
Parcheggio presso l’Oasi. Partenza nel tardo pomeriggio, raggiungiamo GAETA (parcheggio in direzione Santuario della Montagna Spaccata in via Munanzio Planco, illuminato, € 10 per 24 ore. Se non c’è nessuno viene un incaricato a riscuotere; né acqua né scarico). Qui ci raggiungonoe Gualtiero (detto Walter) e Vanda (ora siamo in 6 camper e 12persone).
Gaeta è la perla del Tirreno. Nell’età romana Gaeta divenne un rinomato luogo di villeggiatura di vari imperatori e porto di notevole importanza.
L’accentuato carattere di piazzaforte assunto da Gaeta nei secoli seguenti, con varie cortine di bastioni ed opere artificiali tanto da essere definita “chiave del regno di Napoli” unitamente alla sua posizione strategica, risulterà ripetutamente in innumerevoli e memorabili assedi.
Iniziamo il giorno seguente la prima “passeggiata” visitando il Santuario della SS.Trinità, detto anche Santuario della Montagna Spaccata. Una leggera salita poco lontano dal parcheggio ci porta all’ingresso del Santuario . Edificato nel’XI sec., sorge su una fenditura nella roccia che giunge fin nella Grotta del Turco, creatasi secondo la leggenda, al tempo della morte di Cristo, quando si squarciò il velo del Tempio di Gerusalemme.
Percorriamo la lunga scalinata che porta nelle viscere della montagna. Lungo la stretta spaccatura di roccia è possibile notare sulla parete di destra un distico latino con a fianco la cosiddetta “mano del Turco”, la forma di una mano (le cinque dita nella roccia) che secondo la leggenda si sarebbe formata nel momento in cui un marinaio turco miscredente si appoggiò alla roccia che miracolosamente divenne morbida sotto la sua pressione formando l’impronta della mano.
Usciti dal questo cunicolo, paghiamo 1 € e percorrendo oltre 200 gradini scendiamo in una gigantesca caverna fino al mare, per poi risalirla e ritornare tra i banchi di souvenir posti all’entrata del Santuario. Nel pomeriggio, mentre le donne vanno a passeggio sul lungomare, noi inforchiamo le biciclette è ci dedichiamo alla visita della città vecchia, salendo a piedi poi fino al castello, (non è consentito l’ingresso, oggi ospita la scuola nautica della Guardia di Finanza) per ammirare il panorama dall’alto di Gaeta.
Molte sono le chiese degne di nota di Gaeta: oltre la Cattedrale di Sant’Erasmo (che noi non visitiamo perche in restauro), il Tempio di San Francesco, edificato nel 1222 dallo stesso San Francesco d’Assisi, la Chiesa di Santa Lucia (forse la più antica di Gaeta,VII sec.), la Chiesa di San Giovanni a mare edificata nel X sec. dal duca Gaeta Giovanni IV, la Chiesa dell’Annunziata in stile gotico del 1321, la Chiesa di Santa Maria di Porto Salvo (detta degli scalzi) risalente al XV sec..
La seconda domenica di agosto parte da questa chiesa una tradizionale processione che porta la statua della Madonna di Porto Salvo, protettrice dei pescatori e dei naviganti, su una barca al centro del golfo di Gaeta.
La barca che trasporta la statua della Madonna è seguita da molti natanti e l’evento si conclude con la posa in mare di una corona di fiori in ricordo di tutte le vittime del mare. Partiamo nel tardo pomeriggio da Gaeta. Sostiamo per la notte in una area di sosta per camper, in riva al mare.
Bella ma il prezzo di € 20 secondo il mio parere è eccessivo, (avevamo necessità di scaricare e caricare). Ripartiamo il mattino successivo non mancando lungo la strada a fare una breve visita alla bellissima Sperlonga.
Stupendamente posta su uno sperone panoramico domina dall’alto il mare e le sottostanti spiagge: una passeggiata tra i vicoli, un buon gelato e ripartiamo. Qui per diversi impegni ci dividiamo, con l’accordo di ritrovarci al Museo della Piana delle Orme per l’ora di pranzo.
Il museo della Piana delle Orme si trova a 9 km. circa da Latina e precisamente in borgo San Michele.
È un parco storico tematico realizzato per ospitare una collezione grande ed eterogenea, con aerei, carri armati, locomotive, carretti, radio, armi e centinaia di mezzi militari, trattori agricoli, trebbiatrici, tram e corriere, utensili e migliaia di oggetti di ogni tipo e misura. Dedicato al Novecento, il complesso museale rappresenta un viaggio attraverso 50 anni di storia italiana: 14 padiglioni tematici per raccontare le tradizioni e la coltura della civiltà contadina. “Tante storie in una storia”. Non mancate di visitarlo, passerete una mezza giornata stupendamente piacevole. (Parcheggio per camper alberato,possibilità di sosta notturna).
Anche noi al mattino ripartiamo per Latina: è venerdì, abbiamo il tempo per riposarci, domani iniziano i bagordi. La conclusione sarà domenica con la sfilata della 82° adunata (9-10 maggio) degli alpini.
Facciamo una breve visita a Cisterna di Latina; per ammirare il monumento al Bonificatore, voluto da quelle persone che con il loro sudore e molte volte con il loro sangue hanno fatto sì che questo luogo malsano diventasse luogo di vita e di benessere per molte nuove generazioni.
Latina (Littoria), città di integrazione: qui c’è tutta l’Italia. La maggioranza viene dal Veneto, dal Friuli, ma troviamo emiliani, liguri, toscani e cosi via, un intreccio di dialetti. Passeggiando per la cittadina si nota sui palazzi l’impronta dell’era fascista. La città “nuova” venne fondata nel 1932 durante i lavori di bonifica dell’Agro Pontino; in precedenza il suo territorio era occupato da vaste e malsane paludi.
Come sempre gli Alpini con la loro adunata fanno una piacevole e allegra rivoluzione. Anche noi ne siamo coinvolti e passiamo due giorni in buona compagnia.
Qui finisce il nostro entusiasmante tour. Alla prossima. Ringraziamenti ai miei compagni di baldoria :Franco-Gabriella, Daniela-Giancarlo, Loredana-Francesco, Bruno-Giovanna, Walter-Vanda, Diana-Rino.
Buon giro-vagare
Rino